Aprire p.iva: 3 storie a confronto

Nel campo linguistico sono molti quelli che vorrebbero intraprendere una carriera da interprete o traduttore freelance, ma le paure di non farcela, di non sapere da dove iniziare, il costante confronto con chi dice che con le lingue “puoi solo insegnare”, la cara vecchia sindrome dell’impostore, l’incertezza economica di aprire partita iva sono solo alcuni dei temi che con cui, almeno una volta tutti nella vita, abbiamo avuto a che fare.

 

Ecco perché abbiamo quindi deciso di scrivere un articolo un po’ più “personale”. Questo infatti non è solo un semplice articolo ma un’intervista a tre delle nostre collaboratrici: Myriam, Rosamaria e Chiara. L’obiettivo è quello di mettere a confronto e condividere tre storie che danno un quadro completo delle paure e delle soddisfazioni di chi è già freelance da qualche anno in ambito linguistico (come Myriam), chi ha un’esperienza un po’ più breve (come Rosamaria, freelance ormai da poco più di un anno) e chi, invece, sogna di intraprendere questo percorso ma non lo ha ancora fatto del tutto (come Chiara). 

 

Iniziamo.

 

 

Myriam: freelance da due anni

Myriam è la founder di ILWW. Già ai tempi del liceo aveva chiaro il suo sogno: fare della sua passione per lingue e le culture straniere la sua professione. Terminata l’università ha intrapreso, come molti, il percorso professionale da “dipendente d’azienda”, ma dopo solo qualche anno si è resa conto che la libertà e la sua creatività non erano valorizzati appieno. 

Non ha ascoltato chi le diceva che un lavoro in direzione banca era davvero una grande fortuna e così a fine dicembre 2021 decide di cambiare rotta e aprire p.iva per poter concretizzare il suo sogno.

Qual è stata la tua motivazione principale per diventare freelance?

Ciò che mi ha principalmente motivata e spinta a diventare freelance è stata la possibilità di avere piena libertà nel lavorare da qualsiasi posto e con orari flessibili. In più, essere libera professionista mi permette di mettere a frutto le competenze che ho acquisito in diversi contesti aziendali in diversi settori, per diversi clienti e focalizzarmi sulle mie lingue di studio e di lavoro.

 

Quali sono state le sfide più grandi che hai affrontato finora come freelance?

Le sfide più grandi che ho affrontato come freelance sono state, senza dubbio, la gestione del tempo e la suddivisione equa tra i diversi clienti e incarichi. È stato importante imparare a darsi delle priorità e organizzare il lavoro in modo efficace.

 

Come hai superato le tue paure iniziali riguardo alla stabilità economica?

Lo ammetto: inizialmente non avevo alcuna preoccupazione per la mia stabilità economica, ma con il passare del tempo sono arrivate le prime preoccupazioni. 

Ho affrontato queste preoccupazioni gestendo attentamente la mia contabilità con l’aiuto della dashboard intuitiva di Fiscozen e mettendo da parte regolarmente le future tasse tramite un salvadanaio bancario disponibile anche tramite app. Questo approccio mi ha permesso di mantenere tutto sotto controllo e di affrontare le scadenze con tranquillità. 

 

Quali sono le soddisfazioni più grandi che hai ottenuto come freelance?

La soddisfazione più grande che ho ottenuto come freelance è vedere i clienti realizzare il loro progetto anche grazie al mio contributo, al lavoro svolto insieme a loro. Ho potuto riscontrare che i valori in cui credo, come l’ascolto delle esigenze del cliente e l’empatia, sono stati cruciali per il successo del mio lavoro e, di conseguenza, per il  successo dei miei clienti. Quando un cliente mi richiama per altri progetti o mi consiglia ad altri, è un segno che il mio lavoro è stato apprezzato e ha portato valore.

 

Hai qualche consiglio per chi sta iniziando o vorrebbe iniziare questa strada?

A chi sta iniziando o desidera intraprendere questa strada, consiglio di continuare ad investire sulla propria formazione per potenziare le competenze già acquisite o per  svilupparne di nuove. Un altro consiglio che vorrei dare è quello di lavorare alla costruzione di una buona rete di contatti. È importante anche imparare a gestire bene il proprio tempo organizzare in modo dettagliato il proprio lavoro.

Rosamaria: freelance da un anno

Rosamaria ha deciso di aprire p-iva poco più di un anno fa, lavorava per un’agenzia di traduzione come traduttrice in-house ma ben presto si è resa conto che molti incarichi interessanti richiedevano la p.iva. Ha così deciso di mantenere per un po’ il suo lavoro in agenzia e aprire nel frattempo p.iva per poi dedicarsi completamente al lavoro come freelance, in modo da poter avere la possibilità di scegliere quali lavori svolgere, ma anche per avere una maggiore flessibilità e soddisfazione personale.

 

Cosa ti ha spinto a diventare freelance un anno fa?

Ho deciso di compiere questo salto nel vuoto e accettare i rischi che comportava fondamentalmente per un motivo: avere qualcosa che fosse solo mio in cui incanalare il mio tempo e i miei sforzi. Questa decisione è stata maturata dall’essermi guardata intorno per un po’ e aver capito che questa professione si realizza a pieno soltanto nelle vesti della libera professione (è solo la mia esperienza personale, nel mio caso è stato così!) e, dato che questo è sempre stato il mio sogno, mi sono detta: “non posso più scendere a compromessi, perlomeno adesso ci devo provare!”

 

Quali sono le sfide inaspettate che hai dovuto affrontare nel tuo primo anno di freelance?

Sono passata dall’avere una routine predefinita, fatta di orari aziendali, weekend e giorni rossi, alla responsabilità totale della gestione delle mie giornate. Non è stato semplice (non lo è tuttora) porsi degli orari e non trascurarsi, però con il tempo ci si impara a conoscere. Io, ad esempio, ho capito che, in caso di necessità, preferisco lavorare fino a tardi la sera piuttosto che svegliarmi prima la mattina. Un’altra sfida non di poco conto è stata rinunciare alla stabilità economica e in generale alla “comfort zone” psicologica.

 

Come hai gestito il passaggio dalla sicurezza di un lavoro tradizionale all’incertezza del freelance?

Affermare di averlo gestito sarebbe un parolone, ho semplicemente lasciato che le cose accadessero. Let it be, no? Anche nei periodi duri non ho mai perso di vista la sensazione di appagamento che anche un piccolo progetto mi regalava e ho tenuto duro perché non riesco a immaginarmi a fare nient’altro che non sia questo. Avere piani B è un bene, ma vivere per il proprio piano A è ancora meglio.

 

Quali aspetti positivi hai scoperto in questa nuova fase della tua carriera?

Ho assaporato la libertà e la soddisfazione di dedicarmi ai progetti a cui mi voglio davvero dedicare. Non esiste “lo faccio soltanto per arrotondare” perché, prima o poi, la mancanza di motivazione viene fuori e, cosa peggiore, il cliente se ne rende conto e cerca altrove. Un altro aspetto positivo è sicuramente la flessibilità di lavorare quando, dove e come vuoi. Infine, mi gratifica e mi arricchisce dedicarmi a settori sempre nuovi (un giorno sei in cantiere con le scarpe antinfortunistiche e l’altro sei vestita in pompa magna per lavorare a un matrimonio!) ed esplorare nuove possibilità grazie alla formazione continua.

 

Quali suggerimenti hai per chi sta considerando il freelance come opzione professionale?

Il mio consiglio è di non farsi condizionare eccessivamente dal parere e dalle esperienze altrui. Certo, i consigli delle persone care sono importanti, ma allo stesso tempo possono risultare decontestualizzati. Solo noi sappiamo cosa voglia dire portare il peso di non avere un albo che protegga la nostra categoria professionale, di battersi ogni giorno per far capire in cosa consiste la nostra professione e difenderla dal “cugggino” o da Google Traduttore ecc. All’inizio mi paragonavo sempre agli altri, colleghi e non, e a volte cado ancora in questo tranello, però ogni strada è diversa e ogni strada merita di essere percorsa. Quindi suggerisco di vivere i propri sogni, o perlomeno provare a realizzarli a qualunque costo, senza paragoni e senza invidia. 

 

Chiara: vorrebbe diventare freelance

Chiara al momento lavora come insegnante nella scuola pubblica, ma il suo obiettivo è sempre stato quello di diventare traduttrice audiovisiva freelance. Dopo alcune esperienze di lavoro come freelance per degli studi di doppiaggio e alcune agenzie di sottotitolaggio che le sono rimaste nel cuore, vorrebbe lasciare l’insegnamento per dedicarsi completamente alla vita da libera professionista e fare della sua passione più grande il suo lavoro.

 

Perché vorresti diventare freelance? Cosa ti affascina di questo mondo?  

Da quando ho scoperto e provato il lavoro da freelance ho capito che era adatto a me e alla mia personalità. Ammetto che inizialmente ero titubante all’idea di non avere una routine prestabilita e dettata da orari aziendali o il fatto di non dover “uscire per andare in ufficio”, reduce anche dei due anni di pandemia. Ma dopo il mio primo stage in traduzione, in cui ho toccato con mano questo mestiere e ho avuto piena libertà nella gestione del lavoro e del tempo, è stato amore a prima vista. Sono una persona che si annoia facilmente quindi direi che ciò che più mi affascina è la versatilità, il fatto di cambiare sempre progetti, modalità e clienti, ma anche la formazione continua e il poter sempre inserire nuove competenze.

 

Quali sono le principali preoccupazioni e paura del diventare freelance?

La paura principale riguarda ovviamente la stabilità lavorativa ed economica. Serve tempo e tanta pratica prima di poter avere diversi clienti, prima di farsi conoscere nel settore e dimostrare le proprie competenze. Dipende tutto da te, dal tuo impegno e tenacia. Ma ci vuole anche un pizzico di fortuna, o semplicemente il saper approfittare delle situazioni che ci capitano. Di certo ci vuole la passione e la volontà di farne il proprio lavoro, di diventare delle professioniste… e io ne ho tantissima!

 

Hai già in mente un piano per affrontare le sfide che potresti incontrare?
Sono una persona che non si scoraggia facilmente. Inoltre con il tempo ho imparato a non farmi frenare dalle difficoltà che potrei potenzialmente avere in futuro, dalla paura dell’incertezza. Immagino quindi che quando dovrò affrontare delle difficoltà lo farò con organizzazione e con precisione, tenendo sempre a mente quali sono i miei obiettivi e le mie competenze. Sicuramente ci saranno dei periodi più produttivi e altri in cui si faticherà, ma sono consapevole di questi rischi e nonostante ciò non c’è altro che vorrei fare.

 

Cosa ti aspetti di positivo da questa nuova fase della tua carriera?

Mi aspetto (anzi, spero!) di poter fare tanta pratica, migliorare le mie competenze e creare nuove relazioni professionali. Mi aspetto anche tante sfide che considero positivamente perché, a prescindere dal risultato, ti permettono di imparare qualcosa.

 

Quali sono gli aspetti positivi, secondo te, del lavorare come freelance?

Ciò che più apprezzo del lavoro da freelance è poter mettere a frutto le proprie competenze a tutto tondo, bisogna essere intraprendenti e prendere in mano ogni aspetto del proprio lavoro, dalla “scelta” dei clienti alla gestione fiscale. E sebbene sia effettivamente lavoro in più, al tempo stesso permette di cucirsi addosso ogni situazione. Altri aspetti che apprezzo sono la versatilità, la progettualità, la diversità dei contenuti e ovviamente il fatto di poter lavorare quando e dove vuoi. Ho provato altri lavori più strutturati a livello organizzativo e sicuramente più stabili, ma non mi davano quella libertà e intraprendenza che il lavoro da freelance offre. E che sto imparando ad amare!

Sappiamo bene che la vita da liberi professionisti non così semplice perché comporta sacrifici, paure e incertezze, ma se è quello che vuoi davvero sappi che le soddisfazioni personali possono essere tantissime.

Se pensi che questa sia la tua strada, ma non sai bene che direzione prendere, soprattutto in ambito linguistico, noi possiamo aiutarti grazie al nostro percorso di orientamento professionale. Ti daremo tutte le dritte necessarie per far decollare la tua carriera nel mondo delle lingue. Trovi QUI maggiori informazioni.

 

E tu? Sei freelance oppure vorresti diventarlo?