Negli ultimi anni, l’arrivo dell’intelligenza artificiale ha rivoluzionato molti settori. E il copywriting non fa eccezione.
Oggi, grazie all’IA, bastano pochi secondi per ottenere la bozza di un blog, una newsletter o una mail. Basta un semplice click ed ecco un testo ben formattato, corretto dal punto di vista grammaticale, magari anche piacevole da leggere.
Ma questo è sufficiente per comunicare bene e avere l’effetto desiderato?
Spesso no, non basta.
Perché quei testi, per quanto “tecnicamente” corretti, risultano superficiali, privi di emozione e spesso non rispecchiano il tono di voce del brand o della persona che dovrebbero rappresentare.
Ed è qui che entra in gioco il valore della revisione umana. In un mare sempre più vasto di contenuti generati automaticamente, la cura e l’attenzione che solo una mente umana offrono fanno ancora, e più che mai, la differenza.
Senza l’intervento di professionisti che rileggano, adattino, correggano e, soprattutto, diano un tocco personale, i testi generati dall’IA potrebbero apparire freddi e vuoti.
Vediamo allora perché oggi la revisione non è un optional, ma una parte essenziale del processo di scrittura, anche (e soprattutto) quando si parte da un testo scritto con l’IA.
L’intelligenza artificiale è abile nel replicare frasi e seguire pattern prestabiliti. A seconda del prompt, riesce a scrivere in modo più o meno formale, ironico, diretto.
Ma manca un tassello fondamentale: l’esperienza emotiva.
L’IA non riesce davvero a comprendere cosa voglia dire scrivere con ironia, empatia e urgenza. Non sa cosa significhi costruire una voce coerente con i valori di un brand o con la personalità di chi scrive.
Puoi lavorare sui prompt quanto vuoi, affinare il più possibile il tuo input, spiegare all’IA chi sei e come comunichi… Ma il risultato sarà sempre un’imitazione di migliaia di altri testi scritti con l’aiuto dell’IA. Più o meno riuscita, ma pur sempre artificiale.
Ecco perché la revisione è, oggi, più che mai uno strumento fondamentale nella produzione di contenuti che colpiscono e lasciano il segno.
Un revisore umano può leggere tra le righe, aggiustare un tono troppo freddo, sostituire una frase troppo piatta, aggiungere quella nota personale che esprima l’unicità del tuo brand.
E quando il tono di voce è chiaro, coerente e umano, i lettori si sentono più coinvolti, capiti, magari persino ispirati. E, molto probabilmente, torneranno a leggerti.
Uno dei principali problemi dei testi generati dall’IA è la mancanza di accuratezza. Certo, le frasi sono ben costruite, i paragrafi coerenti. Ma spesso i contenuti si basano su informazioni generiche, imprecise o (peggio ancora) del tutto inventate.
È importante ricordare che l’obiettivo principale dell’IA non è dire la verità, ma fornire una risposta plausibile. Se manca una fonte attendibile, il modello può letteralmente “inventare” dati, citazioni o riferimenti. Ecco perché affidarsi esclusivamente ai contenuti prodotti dall’IA è rischioso, soprattutto se scrivi per settori che richiedono una certa attenzione e sensibilità, come il settore legale, finanziario o medico.
I revisori esperti sanno che ogni dato va adeguatamente verificato e ogni affermazione contestualizzata. Una frase ambigua può generare confusione, o peggio, diffondere informazioni sbagliate. La revisione è dunque uno strumento di responsabilità, oltre che di precisione.
E poi c’è la forma. L’IA tende a ripetere formule, usare sempre le stesse parole, strutturare i paragrafi in modo prevedibile. Una buona revisione interviene anche su questi aspetti, rendendo il testo più scorrevole, più naturale, più vicino al modo in cui una persona reale si esprimerebbe.
Un altro aspetto da non sottovalutare è la sensibilità. Il linguaggio è cultura, contesto, consapevolezza. E l’intelligenza artificiale, per quanto sofisticata, non ha ancora la capacità di riconoscere pienamente i riferimenti culturali, le sfumature linguistiche o le implicazioni sociali contenute in una frase.
È essenziale, oggi più che mai, prestare attenzione a stereotipi, generalizzazioni, toni insensibili o riferimenti culturali fuori luogo. Ma, purtroppo, l’IA si basa su contenuti già esistenti, la maggior parte dei quali riflette un certo tipo di cultura dominante, spesso americana, maschile, occidentale.
Gli editor umani, al contrario, hanno la capacità di cogliere queste sfumature. Di accorgersi se nel testo sono presenti parole che potrebbero risultare problematiche, battute da evitare, espressioni offensive.
La revisione diventa, quindi, anche uno strumento di inclusività, di attenzione, di cura verso il lettore.
C’è una differenza sottile ma fondamentale tra generare e creare. L’intelligenza artificiale è straordinaria nel mettere insieme parole, creare strutture, suggerire formulazioni. Ma non ha intuizione, né ironia. Non può avere un’idea. Non può costruire una metafora. Non può leggere tra le righe di un’esperienza umana. Insomma, non potrà mai avere quell’illuminazione che renda il testo geniale e memorabile.
Una buona revisione, è utile proprio per aggiungere quel tocco in più, quell’elemento che crei sorpresa e susciti una particolare emozione nei lettori. La revisione ti dà la possibilità di dare il giusto ritmo ai tuoi testi e, soprattutto, di personalizzarli il più possibile. La personalizzazione ti permette di raccontare chi sei, quali sono i tuoi valori e di uscire dal loop di contenuti che si ripetono e di cui i lettori sono ormai stufi.
L’IA è un grande supporto. Ma non può sostituire quella parte del lavoro che riguarda il senso, la visione, il legame con l’altro.
La domanda sorge spontanea: non sarebbe forse meglio evitare del tutto l’uso dell’IA? No, la soluzione non è evitarla, ma collaborare con essa.
Lasciale fare la parte più tecnica, quella che richiede tempo e struttura. Usala per fare brainstorming, per creare una prima bozza di partenza. Poi, prenditi cura del tuo testo. Rileggilo, modificalo, aggiungi, togli, cambia, personalizza.
Così facendo, sarai in grado di unire il meglio dei due mondi: l’efficienza e la velocità dell’IA e l’unicità della tua voce. Risparmierai tempo, mantenendo però alte la qualità, l’autenticità e la connessione con chi ti legge.
È sempre più gettonata l’idea che “Presto l’IA prenderà il posto dei copywriter!”.
La realtà è che l’IA rappresenta sì una rivoluzione, ma una rivoluzione che noi possiamo e dobbiamo guidare per agevolare e migliorare il nostro lavoro.