Il fascino della lingua italiana e le sue parole intraducibili

La lingua italiana è considerata una delle lingue più belle, romantiche ed espressive
al mondo. Il suo fascino è riconosciuto ovunque e sono oltre 2 milioni le persone che
la studiano.
Non è un caso, infatti, che alla domanda: “qual è per te la lingua europea più
musicale?”, gli stranieri solitamente rispondano: “Senza dubbio, l’italiano”.
La lingua di Dante ha alle spalle una storia lunga e davvero affascinante, ma è solo
dal XIII secolo, grazie soprattutto alla Divina Commedia, che si impone come lingua
scritta, diventando l’italiano che parliamo oggi.

Spaghetti, lasagna, pizza, pasta, gelato, mozzarella ma anche paparazzi, graffiti sono solo alcune delle tantissime parole italiane adottate a livello internazionale.

Sapevate però che molti termini e modi di dire non sono traducibili o non hanno una
corrispondenza nelle altre lingue?

In traduzione, questo fenomeno viene definito con il termine realia.

I realia sono parole, proverbi, locuzioni, modi di dire intraducibili che denotano cose culturospecifiche.

Come fareste capire ad uno straniero i mille significati dell’espressione “Eh” in
combinazione con i diversi gesti? 

Gli italiani infatti sono famosi, anche e soprattutto, per utilizzare il linguaggio attraverso le mani e i gesti. Un semplice gesto racchiude mille parole e modi di dire e vengono compresi da nord a sud.



Vediamo quindi più nel dettaglio alcuni esempi di parole ed espressioni difficilmente traducibili nelle altre lingue:

  • Mamma mia!: espressione utilizzata in mille contesti e situazioni differenti.Indica stupore ma anche disapprovazione o spavento, ad esempio: “Mamma mia che bel regalo!”, “Mamma mia che sei noioso!”; “Mamma mia che spavento!”.
  • Boh: questa è la classica espressione per esprimere incertezza, menefreghismo, indecisione, perplessità, titubanza.
  • Eh!: è un suono con cui si esprime comprensione, incredulità o viene utilizzato in modo scherzoso.
  • Menefreghismo/menefreghista: termine che indica una persona egoista o un atteggiamento di totale disinteresse verso tutto e tutti e deriva dalla locuzione “me ne frego”.
  • Spaghettata: questo termine fa riferimento al classico pasto che si prepara, spesso insieme agli amici, preferibilmente la sera tardi quando si ha fame e voglia di qualcosa da preparare in fretta.
"Spaghettata" di Mariangela Ledonne
  • Pantofolaio: fa riferimento ad una persona pigra, che ama stare in pigiama e pantofole tutto il giorno ad oziare. Essere pantofolaio può anche essere visto come uno stile di vita, quindi qualcuno che non ama le feste e quindi preferisce rimanere nella comodità della propria casa.
  • Gattara: è solo nel 2002 che è comparsa nei dizionari la definizione di questo termine: “persona, quasi sempre di sesso femminile, che nutre e cura gatti randagi”. Ad oggi, per estensione e con accezione neutra, questo termine viene associato anche agli amanti dei gatti. In alcuni casi ha una connotazione negativa soprattutto quando ci si riferisce a donne sole che vivono la propria vita circondate solo da gatti.
  • Abbiocco: è risaputo che gli italiani siano amanti del cibo ed è proprio da questo contesto che prende vita questo termine. L’abbiocco è “una stanchezza improvvisa che induce uno stato di sonnolenza”; spesso è legata alla sonnolenza che arriva dopo i lunghi e ricchi pranzi o cene.
  • Apericena: parola macedonia nata dalla fusione delle parole “aperitivo” e “cena”, è quel pasto che si consuma nella stessa fascia oraria dell’aperitivo (circa dalle 17:30 in poi) ma con un buffet sostanzioso, tale da poter sostituire la cena.
"Gattara" di Giorgia Ruggero, in arte "Ampoule"

Usate spesso questi termini e modi di dire?

Conoscete delle corrispondenze in altre lingue?
Come si può rendere ogni sfumatura di significato in traduzione?

Se vuoi saperne di più trovi QUI una live a tema “Comunicare attraverso le immagini” insieme all’illustratrice Giorgia Ruggero.

Alla prossima avventura linguistica!